Fermati un attimo e crea spazio

 

“Quanto profonde sono le radici dell’Essere”

Eckhart Tolle

 

Quando riesci a concederti un attimo di vuoto, sentire il corpo nella sua interezza abbandonando ogni presa esteriore rimanendo semplicemente in ascolto del corpo che si muove al ritmo della respirazione… l’aria che entra ed esce dalle narici infondendo calma, creando spazio nella mente; in quel preciso momento sei nel presente.

Regalati un attimo di tempo, nel ritmo battente della vita quotidiana, per osservare il cielo, per entrare in contatto con una dimensione più profonda dello spazio interiore riflesso all’esterno. In quello spazio tutto si può manifestare, il movimento perpetuo delle nuvole che corrono trasformandosi in infiniti giochi di forme, come i pensieri della mente, o il vasto e illimitato “blu” chiaro e luminoso, libero da qualsiasi “presa e concettualizzazione”.

Osserva senza fare nulla, deponi le armi e accogli l’espressione dell’essere.

Tutto si manifesta come pura espressione dell’energia stessa dell’individuo, che non è mai separata dal mondo che viene percepito come “esteriore” o “altro”. Entrando nell’illusorietà della separazione si crede erroneamente che le proiezioni dei propri sensi siano oggetti esterni, separati dal proprio sé. Proprio come accade quando un cristallo viene esposto alla luce del sole; cadendo sul cristallo essa viene riflessa e rifratta da esso, provocando l’apparizione di raggi colorati e di figure che sembrano separati dal cristallo; così anche l’energia propria dell’individuo, percepita dai suoi sensi, si manifesta come un mondo di fenomeni apparentemente esterni.

 
Alex Grey

Alex Grey

“Tu riconosci te stesso, la tua Essenza, nell’altro. Tu non sei separato dalla globalità. Sei una cosa sola con il sole, la terra, l’aria… L’unica vita, l’unica consapevolezza assume la forma di un uomo o di una donna, un filo d’erba, un cane, un pianeta, il sole, una galassia…

Questo è il gioco delle forme, la danza della vita.

Eckhart Tolle

 

Quando perdiamo il centro e l’apertura al momento presente entriamo nella tendenza abituale a vivere una parte interpretata dall’Io, come in un grande teatro, e afferrando la presa sull’esperienza che stiamo attraversando ci chiudiamo, rimanendo agganciati ad essa. Il corpo e la mente entrano in tensione, non vi è più spazio di accettazione ma piuttosto la volontà di controllare la situazione e di dirigerla a nostro piacimento. E tutto questo è causa di sofferenza sia fisica che mentale.

Come fare ad uscire dalla presa o attaccamento all’esperienza, quella reazione immediata e condizionata generata dall’ego?

Pema Chödrön, monaca buddhista americana, spiega molto bene il meccanismo dello shenpa.

Shenpa è una parola tibetana che viene tradotta con il termine “attaccamento” o “presa”, ma forse il modo migliore per tradurla è “aggancio”. Quando shenpa ci aggancia è molto probabile che rimarremo aggrappati all’esperienza. Si tratta di qualsiasi tipo di esperienza quotidiana che cattura la nostra mente, in cui rimaniamo identificati e intrappolati per un certo lasso di tempo, breve o anche piuttosto lungo. Può trattarsi ad esempio della reazione innescata da un buco sul nostro maglione di cashmere appena comperato, come il commento di un nostro collega di lavoro o il tradimento di una persona cara… A livello sottile, sentiamo un irrigidimento, una tensione, un senso di chiusura ed infine un senso di rigetto nei confronti di quello che stiamo vivendo, non volendo essere catapultati in quella situazione. Questo è ciò che significa rimanere “agganciati” all’esperienza, entrando in uno stato di chiusura. Tutto questo ha il potere di creare nella mente varie emozioni come la rabbia, la gelosia, il senso di colpa, la frustrazione etc. finendo per intossicarci e vincolarci in una condizione di infelicità. 

Shenpa di solito è un meccanismo involontario ed è direttamente collegato alla radice del motivo per cui soffriamo; qualcuno ci guarda in un certo modo, oppure sentiamo una canzone, annusiamo un odore, entriamo in una stanza… ed ecco che accade! Rimaniamo agganciata all’esperienza. La sensazione non ha nulla a che fare con il presente, e tuttavia è proprio lì pronta a condizionare la nostra mente. Allora sentiamo il bisogno urgente di reagire, di rispondere alla situazione e di cercare di calmare le sensazioni spiacevoli che si sono manifestate. Provando disagio, irrequietezza o frustrazione, invece di osservare quello che si sta manifestando nel corpo e nella mente, lasciando che tutto accada senza fare nulla, reagiamo il più velocemente possibile per reprimere le sensazioni, ricorrendo ad anestetici come il cibo, gli acquisti compulsivi, il lavoro, il sesso, le droghe, la lamentela o gli attacchi diretti, credendo che tutto questo possa eliminare il disagio.

Per riuscire ad andare oltre lo shenpa, è importante rimanere vigili allenando la presenza e sviluppando una profonda connessione con noi stessi, imparando a fermarci prima che “l’impulso” parta, che l’azione compulsiva prenda il sopravvento. È in quella presa di consapevolezza, in quella finestra di spazio e tempo che si crea la possibilità di cambiare i vecchi schemi e il modo abituale di vivere e reagire.

A tale proposito Pema Chödrön fornisce dei validi strumenti per superare lo shenpa:

Riconoscerlo: ammettere a noi stessi che siamo caduti in un circolo vizioso, che abbiamo sviluppato delle tendenze abituali a reagire in un certo modo, a vivere determinate emozioni e a nutrire determinati pensieri, il più delle volte distruttivi. Esserne consapevoli significa poter cambiare la nostra realtà e i semi che piantiamo nella nostra mente generando nuovi frutti. Come tendiamo a reagire davanti alle difficoltà? In che modo perdiamo il controllo? Siamo in grado di controllare i nostri impulsi? Accogliamo ciò che si presenta oppure ci chiudiamo in un atteggiamento di negazione o distruttivo?

Non aggrapparsi all’esperienza: non continuare ad alimentare e a mantenere vivo quello che è successo con pensieri ed emozioni. Abbiamo la possibilità di vedere chiaramente come si muove la nostra mente attraverso l’esperienza che si presenta. Ciò non significa saltare sul treno e partire per un nuovo viaggio all’insegna della solita emozione e reazione, ma piuttosto concedersi la possibilità di fermarsi in tempo e non entrare in quella parte che l’ego solitamente interpreta.

Rilassarsi e respirare: dirigere immediatamente l’attenzione sulla respirazione può essere una tecnica molto utile per non entrare nella reattività e per calmare velocemente la mente. Respirare profondamente, soprattutto con enfasi sull’espirazione, riporta la mente e il corpo ad uno stato di calma. Attivando in questo modo il sistema nervoso parasimpatico, la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna rallentano; ritornando così alla presenza mentale abbiamo più possibilità di liberarci dallo shenpa.

Respirazione diaframmatica:

al giorno d’oggi molte persone hanno dimenticato come si respira attraverso l’addome, limitandosi a  respirare solo superficialmente con il torace. Con questo esercizio il diaframma viene utilizzato consapevolmente e i polmoni vengono completamente riempiti di ossigeno.

  • mettere una mano sulla pancia

  • respirare profondamente e lentamente attraverso il naso, sentire la parete addominale che si gonfia

  • lasciare che il respiro esca passivamente attraverso il naso senza usare la forza addominale. In questo modo la parete addominale si rilassa (espirare più a lungo aumenta l’effetto rilassante)

  • ripetere 9 volte

Portare risoluzione: passata la fase acuta e rientrati nella calma e nell’apertura possiamo analizzare lucidamente la situazione per comprendere le cause che stanno alla base del nostro disagio, per andare alla radice del problema. Tutto questo permette di diventare meno reattivi e di poter essere lo “spettatore” dell’ego, evidenziando sempre più chiaramente gli strati profondi del nostro essere che richiedono attenzione e guarigione.

Praticando in questo modo entriamo in contatto con il nostro cuore, con la saggezza innata che lo abita accogliendo l’espressione del nostro essere, pura spaziosità e spontaneità.

 
Theologue - Alex Grey. The Union of Human and Divine Consciousness Weaving the Fabric of Space and Time In Which the Self and Its Surroundings Are Embedded.

Theologue - Alex Grey. The Union of Human and Divine Consciousness Weaving the Fabric of Space and Time In Which the Self and Its Surroundings Are Embedded.


Referenze:

  • Il Cristallo e la via della Luce, Namkhai Norbu

  • Guardiani dell’essere. Eckhart Tolle

  • Don't Bite the Hook: Finding Freedom from Anger, Resentment, and Other Destructive Emotions, Pema Chödrön

Chiara Tansini 10/2021